25 aprile 2020 - Benassi - COMUNE DI SASSO MARCONI (BO)

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Angiolina Benassi
per la piazza virtuale del 25 aprile 2020

Essere comunità è la testimonianza di Angiolina Benassi, classe 1930, dello sfollamento e della Liberazione della frazione di Fontana (Sasso Marconi) in ricordo del fratello Celso Benassi.

Lo sfollamento dalla Fontana, ci portò fuori dalla nostra casa senza sapere dove andare.

Dopo tante ore di marcia fummo accolti da delle brave persone che ci fecero dormire nella loro stalla a Montechierlo.
Ripartimmo per Bologna con il biroccio trainato dalle mucche e arrivammo dallo zio Guido, fratello di mio padre.

Avevo 13 anni e fui mandata a vivere e a lavorare dal Dott. Bignardi uno stimato dentista amico di mio padre, era molto buono con me ed il mio compito era di aprire la porta ai clienti e lavare i ferri.
La mattina del 21 aprile il dottore mi diede la notizia che la guerra era finita e potevo tornare dalla mia famiglia,uscii in strada e vidi una folla festante, ad un certo punto sbucò un carro armato con sopra una ragazza che cantava e ballava. Ero esterrefatta non mi rendevo conto di nulla.
Quando arrivai a casa la trovai vuota, sporca e tutto era stato distrutto ; non sapevo ancora che mio fratello Celso era morto partigiano e che noi famigliari ne saremmo stati eternamente addolorati.
Mio padre si fece forza e ci spronò alla ripresa, tutti erano felici ed impazienti di ricominciare ma mia madre ci tenne in un lutto perenne.

Mi auguro che tutte le guerre finiscano per sempre.

 

Celso Benassi, nome di battaglia Freccia.

Arrivò il comunicato che mio fratello Celso doveva presentarsi al distretto. Ricordo che quella sera eravamo tutti spaventati, raccolti davanti al focolare acceso, i miei genitori discutevano sul da farsi, mio fratello Celso era in piedi ammutolito poi mia madre, sicuramente preoccupata per le eventuali ritorsioni contro tutta la famiglia, decretò che Celso doveva presentarsi.

La mattina dopo mio fratello si presentò al distretto e da quel momento non avemmo più sue notizie.

Finita la guerra un brutto giorno arrivò a casa nostra Franchi (padre di Franchi Romano) comunicandoci che mio fratello era morto ucciso dai tedeschi. Ci raccontò che avevano passato tante sofferenze assieme: erano stati deportati in Germania, da cui erano fuggitivi, per poi finire con i partigiani a Scurano Parmense nella Brigata Garibaldi dove gli venne affidato il nominativo Freccia.

Ci disse che durante uno scontro con i tedeschi fu ucciso e sepolto in quelle terre. Fu allora che mio padre con dei parenti partirono per il riconoscimento e per portarlo a Bologna dove fu tumulato nel monumento ai caduti in certosa.

A Scurano Parmense c'è un cippo alla sua memoria ed ogni anno il 25 aprile viene onorato con alloro e tricolore. Lo scorso anno partecipò alla commemorazione anche il comune di Monzuno, paese di nascita di Celso.

La sua morte segnò le nostre vite per sempre, nessuno ne parlava perché era una ferita troppo grande e mia madre portò il lutto nel suo cuore finché visse. Anch'io non ho mai dimenticato questo fratello che era un giovane ragazzo, buono e gentile e che non avrebbe mai voluto combattere contro nessun essere umano

 
 
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