25 aprile 2020 - Pellegrini G. - COMUNE DI SASSO MARCONI (BO)

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Gianni Pellegrini
per la piazza virtuale del 25 aprile 2020
Gianni Pellegrini è stato Sindaco di Sasso Marconi dal 1974 al 1987.

Mi piace condividere con voi un passaggio dal  libro " Vittorio Suzzi. Dalla Parte Giusta. Dialoghi con Martino " che scrissi nel 2010 dopo aver raccolto l'eccezionale contributo del partigiano Martino Righi.  In particolare queste riflessioni di Martino, a seguito delle mie domande, le trovo fondamentali per capire quanto lavoro ci sia da fare per ricondurre nel giusto solco della Memoria la Resistenza, l'esperienza partigiana e la ricostruzione.

Buona festa della Liberazione!

 

Questo accadeva nei mesi immediatamente successivi alla fine della guerra, quando tutte le case, le strade, i ponti sul Reno, perfino i cimiteri erano distrutti e sottosopra.

Mancavano l’acqua e la corrente elettrica, in molti casi il cibo e questi pensano subito alla distribuzione dei prodotti commestibili. Non c’è qualcosa di eroico in tutto questo?

“Non era questa dell’eroismo la percezione di quei giorni. Tutti si davano da fare. Chi aveva ricevuto ruoli e responsabilità pubbliche e anche i singoli cittadini come tante formiche si rimisero al lavoro per ricostruire quello che la guerra aveva distrutto.

Era difficile nell’immediatezza di quei giorni attribuire pagelle di merito personali.

È caso mai una occasione mancata da chi è venuto dopo decenni rendersi conto dell’eroismo come lo chiami tu, io la definirei una grande  volontà di rinascita collettiva. Queste persone  hanno poi consentito ad un paese annullato di rimettersi in piedi.

Ciò non toglie che tra loro , e Vittorio era certamente uno di questi, vi fosse chi agiva sulla base di un disegno ben chiaro mirante a realizzare una continuità con quanto aveva fatto in altre forme negli anni precedenti.

 Altri si muovevano sulla base di una reazione istintiva: la guerra mi ha distrutto tutto quello che avevo reagisco per non rimanerne schiacciato.”

“Non pensi che valorizzare il comportamento di queste persone e anche delle singole personalità avrebbe potuto contribuire a mantenere più vivo il ricordo dei sacrifici compiuti per dare all’Italia la libertà e una costituzione democratica tra le più avanzate del mondo, un modo per trasmettere alle giovani generazioni quello che avevano fatto i loro coetanei di allora?”

“Io ero tra quei giovani che erano saliti sui monti per combattere contro i tedeschi invasori e i fascisti loro complici.

Quando tornammo alle nostre case a liberazione avvenuta l’entusiasmo fu grande. Credevamo e speravamo in cambiamenti più radicali, speravamo che la vecchia divisione classista scomparisse per fare posto ad una società più giusta.

 Credo fosse una speranza giustificabile per quei tempi e per quello che avevamo fatto.

Ci muoveva tutti una grande speranza di cambiamento e i nostri comportamenti erano finalizzati a questo.

Poi com’è andata lo sappiamo, ma questa è già un’altra storia.

Oggi il discorso si pone in altri termini. I giovani non conoscono, naturalmente fatte le debite eccezioni l’epopea della Resistenza. Noi abbiamo forse dato per scontato ciò era naturale dovesse accadere e non è invece accaduto e cioè che la scuola facesse propria questa esperienza e la raccontasse ai giovani.

Non sarebbe stata una forzatura , non dimentichiamo che la nostra Costituzione repubblicana nasce dalle forze della Resistenza.

 Sono state tenute all’oscuro su questo grande fatto storico intere generazioni di ragazzi e di giovani.

Paradossalmente vorrei dire che proprio oggi mentre qualcuno cerca di denigrare attraverso una menzognera e interessata operazione anche commerciale i partigiani  e il movimento resistenziale, si registra una reazione da parte di giovani che pretendono di capire e si documentano.

Mi pare di intravedere almeno dal mio ridotto orizzonte la rinascita di  uno spirito nazionale che intende trasferire quei valori nella nostra storia.

 
 
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