Mio padre, Dino, a sette anni ha perso il babbo ed è cresciuto, con la mamma e i parenti, in questa via / paese, vicino a Lugo.
L'11 agosto del 1944, un camion scarica 7 uomini e due ragazzi, davanti al cimitero di Campanile. Tra loro Angelo Siroli, poco più di 30 anni.
In casa mia, non c'è mai stato un racconto completo di questa vicenda, affiorava ogni tanto.
Ricordo un giorno, doveva essere il 25 aprile, avrebbero conferito la medaglia d'argento, al valor militare alla Provincia di Ravenna, vedo mio padre che, in modo defilato, guarda la manifestazione.
Ho sempre pensato che quella medaglia fosse anche un po' sua.
Ricordo anche le visite al cimitero di Campanile e il mio stupore nel vedere le scritte, sulla tomba del nonno, che ricordavano la furia cieca del regime fascista.
Fuori dal cancello c'è un cippo commemorativo, ma era difficile che qualcuno di noi si soffermasse.
Non era indifferenza... era pudore.
Io non conoscevo il racconto preciso della rappresaglia di quell'11 agosto, ma il giorno del funerale del mio babbo, sua cugina mi ha detto: " tu lo sapevi che nel gruppo c'era anche mio padre, un tedesco che era suo amico, è andato a salvarlo dai condannati. Quando lo hanno tolto da davanti al plotone d'esecuzione ha detto, ma li c'è mio fratello... Il tedesco lo ha allontanato con un calcio, come a dirgli salvati tu... non posso fare di più."
La pietà segue strani percorsi.
Visto che dei nove, due erano minorenni, i nazisti non hanno bruciato le case di quella piccola frazione.
I soldi raccolti al funerale di Dino sono stati donati all'ANPI provinciale di Ravenna.
Quando abbiamo visto la foto di Angelo e Dino sul giornalino dell'associazione, io e mia mamma abbiamo pianto ma piano.